L’intervista: Hansmartin de Jong
e che scenario trova nel nostro Paese sul fronte acquariofilo?
Per fornire una risposta esaustiva devo fare una breve cronistoria della mia attività editoriale. Nel settembre 1970, incoraggiato dal compianto amico Werter Paccagnella, fondai la rivista “aquarium”. La rivista usciva inizialmente come bimestrale per i tipi della casa editrice Basten international, della quale ero amministratore delegato e che pubblicava riviste specializzate nel settore dell’organizzazione aziendale. La Primaris venne poi da me fondata come casa editrice specializzata in pubblicazioni per l’acquariofilia nel 1975, dopo che la proprietà tedesca della Basten aveva deciso di chiudere la sua attività in Italia. Nel frattempo “aquarium” era diventata una rivista mensile e presso la Basten avevo pubblicato anche i primi libri di acquariofilia. Inoltre, nel 1973 avevo acquisito i diritti del titolo della rivista “Acquari e Natura”, la cui prima uscita fu quasi contemporanea a quella di “aquarium”.
Per quanto riguarda lo scenario dell’acquariofilia italiana in quegli anni, non c’è molto da dire. Le ditte italiane del settore si potevano davvero contare sulle dita di una mano e l’allora Acquario di Bologna, di proprietà dei coniugi Paccagnella, occupava una posizione pressoché di monopolio. I negozi specializzati erano pochi e non di rado l’acquario costituiva solo una parte abbastanza marginale del loro assortimento.
Per quanto concerneva poi la carta stampata, all’inizio degli anni Settanta c’era il… deserto. Quando la mia passione per l’acquario mi portò a visitare intorno al 1969 il più grande grossista del settore, quel quasi mitico impianto dell’Acquario di Bologna in Vicolo del Bosco a Bologna, tutti gli appassionati erano costretti a informarsi sull’acquariofilia tramite pubblicazioni in lingua inglese o tedesca. Avevo già avuto anni prima contatti con la più importante rivista tedesca di acquariofilia, “DATZ”, e quando mi resi conto dell’assoluta mancanza di materiale informativo sull’acquario in lingua italiana, proposi ai signori Paccagnella di fare una rivista, basata almeno in parte su materiale fornito dai collaboratori della rivista tedesca.
A quell’epoca realizzare una rivista era abbastanza complicato dal punto di vista tecnico, perché non esistevano computer che permettessero come oggi anche a chi non è del mestiere di gestire dei prodotti di stampa. Pure il progetto di una piccola rivista bimestrale presentava non pochi problemi, non ultimo dal punto di vista commerciale. Dopo lunghi dibattiti fu accolta la mia idea di fare una rivista da distribuire attraverso i negozi specializzati. In questo modo intendevo evitare tutte le problematiche di una distribuzione in edicola, che conoscevo bene, visto che ero pure l’editore di una rivista di pesca, distribuita in edicola. Tuttavia, l’unica azienda in grado di garantire una diffusione capillare della rivista nei negozi di acquari sarebbe stato l’Acquario di Bologna e pertanto alla fine accettai di affidargli la distribuzione in esclusiva. Del resto mi trovavo in buona compagnia, perché l’azienda bolognese aveva l’esclusiva un po’ di tutte le aziende importanti a quell’epoca, come per esempio Eheim e Tetra.
Direi che è il caso di fermarmi qui nel racconto di uno scorcio di storia dell’acquariofilia italiana. Vorrei però aggiungere due curiosità. Prima di tutto su “aquarium”: la rivista ebbe fin dall’inizio un successo strepitoso. Il primo numero, con in copertina un Discus, venne ristampato due volte e oggi l’edizione originale è quasi introvabile.
L’altra curiosità riguarda il nome della mia casa editrice. Molti mi chiedono spiegazioni in proposito. La cosa è semplice: il primo libro di acquariofilia da me pubblicato in lingua italiana fu nel 1974 “L’acquario marino tropicale” di Frank de Graaf. Così, quando poco dopo dovetti trovare un nome per la mia azienda, mi venne l’idea di combinare “primo” e “mare” per dare in un certo qual modo un significato alla mia futura attività editoriale. Soltanto negli anni successivi divenne chiaro che il futuro dell’acquariofilia non sarebbe stato il marino, bensì l’acquario d’acqua dolce tropicale.
L’editore Hansmartin de Jong al lavoro nel suo ufficio
quanti titoli aveva in catalogo il primo anno e quanti sono oggi?
Come accennato, il primo libro d’acquariofilia curato da me fu quello di Frank de Graaf, per moltissimi anni considerato la “bibbia” per ogni acquariofilo marino. Va detto per inciso che si trattava di una traduzione dell’edizione tedesca, ma appositamente revisionata dall’autore per noi. Potei così, tra l’altro, inserire il primo e finora unico pesce d’acquario a cui sia stato attribuito un nome scientifico in onore di un italiano: Pseudochromis paccagnellae.
Poco dopo avviai la pubblicazione di alcuni piccoli tascabili sotto il nome “Ittioteca”, ma non erano ancora i tempi per testi più o meno monografici; gli appassionati attendevano libri con informazioni un po’ “tutto campo”. Così acquistai i diritti per il primo libro sulle malattie dei pesci d’acquario dall’allora principale produttore di curativi per pesci, Karl Albert Frickhinger, e nel 1975 uscì “Sani come un pesce”.
Poco dopo seguì il mio primo libro realizzato in collaborazione con Werter Paccagnella, dal titolo impegnativo “Tutto acquario” – un altro testo che in qualche misura ha fatto un po’ la storia dell’acquariofilia italiana. All’inizio i titoli nel nostro catalogo erano pochi, perché ogni libro richiedeva un grande sforzo sia redazionale sia economico. Una delle maggiori difficoltà era costituita dalla stesura del testo, anche quando si trattava di “semplici” traduzioni. In quei primi anni Paccagnella e io discutevamo a lungo per trovare finalmente una parola “nuova” da usare. Molti dei termini oggi comunemente in uso in acquariofilia sono stati “creati” in quegli anni e non sempre le soluzioni adottate si sono rivelate le più felici… Inoltre, avevo la pretesa di offrire ai lettori sempre i testi più aggiornati e più validi, scritti da autori veramente esperti. Tutto ciò ha limitato la mia produzione editoriale nei primi anni.
Oggi tutto è più facile e questo è documentato anche dal fatto che il catalogo Primaris contiene una trentina di titoli, alcuni dei quali attualmente in fase di ristampa per aggiornarli.
Nel 1997 nasce in Italia “Discus Notiziario” come costola italiana del “Diskus Brief” tedesco.
Che accoglienza ha avuto… mi risulta che il primo numero è tuttora introvabile?
Il “Discus Notiziario” nacque quasi per gioco, dopo la mia visita al secondo Campionato Internazionale del Discus a Duisburg. Questa rivista ha un grande successo, anche grazie alla collaborazione di tanti appassionati italiani. Oggi i primi numeri, stampati in piccolo formato, sono quasi introvabili, ma ricercati dagli appassionati per via di alcuni articoli di fondamentale importanza per ogni buon allevatore.
Può indicarci il profilo medio del lettore italiano di “Discus Notiziario”
e quali sono le notizie più richieste?
Devo ammettere che finora non abbiamo mai realizzato un’inchiesta tra i lettori del “Notiziario”, al contrario di quanto è avvenuto diverse volte per “aquarium”. Le mie sono pertanto impressioni del tutto soggettive e non supportate da qual si voglia statistica. Il lettore della nostra rivista è un vero appassionato, per il quale nella maggioranza dei casi il Discus è… l’unico pesce. Insieme agli acquariofili marini, gli appassionati del Discus spendono per il loro hobby molto di più rispetto alla media degli acquariofili.
Le notizie più richieste riguardano le tecniche di riproduzione e di allevamento nonché le novità.
Come vede lei personalmente, rispetto anche ai vari contenuti che tratta “Discus Notiziario”,
il livello di conoscenza tecnica degli appassionati italiani?
Non mi riferisco agli allevatori professionisti ma ai semplici appassionati.
Non me ne voglia nessuno, ma secondo la mia conoscenza del settore risulta estremamente difficile distinguere nettamente tra allevatori professionisti e semplici appassionati. Mi sento poi di affermare che il livello di nozioni tecniche degli appassionati italiani non è inferiore alla media dei “discusofili” nel resto del mondo. Basta vedere i risultati ai vari concorsi nazionali e internazionali per rendersene conto.
Rispetto alla cultura sull’allevamento dei Discus a livello mondiale ed europeo,
come inquadra quella italiana?
Se in questo caso per “cultura” intendiamo la qualità dei Discus e il modo di allevarli, posso solo ripetere quanto già risposto alla precedente domanda: la “media italiana” non ha nulla da invidiare al resto del mondo.
La Primaris non si perde mai una manifestazione internazionale.
Come ci vedono gli altri Paesi, invece, in veste di allevatori di Discus?
Purtroppo in Italia oggi di fatto manca un’organizzazione a livello nazionale che possa rappresentare in occasione di manifestazioni internazionali la nostra realtà. Per questo motivo il “Discus italiano” spesso non occupa lo spazio e non riceve l’attenzione che merita. Siamo più conosciuti per certi fatti di scarsa organizzazione che non per il reale lavoro svolto da tanti appassionati italiani – professionisti o allevatori amatoriali.
Oltre al “Discus Notiziario”, noi discusofili abbiamo a disposizione anche la collana “Ittioteca”,
con dei servizi molti interessanti. Sono previste altre iniziative a riguardo?
Attualmente non abbiamo in programma di inserire in questa collana altri titoli sul Discus.
A quando un libro come “Speciali allevatori”… “made in Italy”?
Ci stiamo pensando da un po’ di tempo, ma la realizzazione non è semplice, soprattutto perché lo scenario degli allevatori italiani è ancora molto in evoluzione.
Un altro libro immancabile della biblioteca del corretto e scrupoloso acquariofilo
è indubbiamente “Malattie dei pesci d’acquario” di Untergasser…
A quando una nuova edizione arricchita e aggiornata anche da un punto di vista farmacologico?
Il libro citato non è di proprietà della Primaris, pertanto ogni modifica in un’eventuale ristampa deve essere lasciata all’autore. In accordo con lui già a suo tempo avevamo apportato alcune modifiche per la seconda edizione, ma attualmente Dieter Untergasser non lavora a un’edizione revisionata.
Il maggiore ostacolo per una revisione completa o una nuova edizione è comunque costituita dalla legislazione italiana in materia di “medicinali per pesci”. Il nostro Paese, in parte anche in deroga alle disposizioni dell’Unione Europea, ha leggi estremamente restrittive per quanto riguarda la produzione e la commercializzazione di questi medicinali. Da tempo l’AIPA, Associazione Italiana Pesci ed Acquari, di cui da qualche tempo sono presidente – pertanto parlo per conoscenza diretta della problematica -, si sta occupando presso i ministeri competenti della questione, molto complessa. Quando finalmente anche in Italia si potranno vendere liberamente dei medicinali per pesci d’acquario, saremo pronti per un nuovo trattato sulle malattie dei nostri pesci.
Grazie molte, Hansmartin de Jong… un’ultimissima domanda: le piace MondoDiscus?
Ha qualche consiglio per migliorarlo… sicuramente aggiungendo qualche importante documento
della… Primaris?
Devo dire che per motivi professionali lavoro per buona parte della giornata al computer e nel tempo libero ho poca voglia di mettermi a navigare in Internet. Lo faccio il minimo indispensabile, altrimenti come potrei dedicarmi ai miei diversi altri hobby? Questo è il motivo per cui non mi sento di affermare di conoscere nel dettaglio MondoDiscus. Secondo me, comunque, il portale si distingue non solo per la sua grafica accattivante, ma soprattutto per i suoi… ricchi contenuti.
Un consiglio? Cercare di non limitarsi alla scena italiana: proprio dal confronto con la realtà internazionale si può imparare tanto. E poi: perché non tentare attraverso questo sito di “rimettere in piedi” una qualche organizzazione associativa della “discusmania” italiana? Per quanto riguarda la collaborazione con Primaris, confermo la mia disponibilità. Vedremo se riusciamo a organizzare qualcosa assieme.
Grazie molte a nome mio e dello staff MondoDiscus.E’ assolutamente vietata la riproduzione, anche solo parziale,
del testo e delle foto presenti in questo articolo, senza il consenso dell’autore.
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