Intervista: Nicola Menegozzo su MondoDiscus
Nicola Menegozzo su MondoDiscus
fotografie di Nicola Menegozzo
Ciao Nicola, perché non ti presenti agli amici di MD?
Mi chiamo Nicola Menegozzo, vivo a Schio, nei paraggi diciamo, ho 38 anni portati male, una moglie, una figlia, e faccio l’export manager per una grande ditta nel settore riscaldamento ed energie rinnovabili.
Da quando ti occupi di acquariofilia?
Più o meno una ventina d’anni.
So che sei particolarmente appassionato di wild.
Questo da subito o hai iniziato invece con gli ibridi?
No, ho iniziato con gli ibridi, Rosso Turchesi e Blu Diamond, gli unici che erano reperibili nella mia zona
Se sì, ci parli delle differenze che tu hai riscontrato nell’allevamento?
Per quanto riguarda l’allevamento in se non mi sento di fare grosse differenze, nel senso che l’importante è oggettivamente fornire le migliori condizioni ad entrambi, quindi io utilizzo gli stessi parametri, la stessa acqua, a meno che non si tratti di pesci che necessitano di condizioni particolari, Heckel Rio Negro per esempio, o non si voglia cercare di riprodurre.
Anche dal punto di vista della dieta e dell’alimentazione non faccio differenze sostanziali, forse diciamo che utilizzo il cibo congelato di più per i selvatici.
Quali sono i wild che apprezzi di più e perchè?
Hai trovato difficoltà particolari ad allevarli?
I wild che da sempre mi sono più interessati sono stati i Green e i Brown. I primi perché li ho sempre ritenuti fantastici per eventuali incroci e accoppiamenti con ibridi, i secondi anche, ma devo dire che mi hanno completamente stregato gli esemplari tendenti al rosso per l’evoluzione che questa varietà può avere all’interno della stessa vasca con l’andare del tempo, di colorazione, di umore, etc.,
Quante vasche hai? Le tue vasche di allevamento sono allestite o spoglie?
Al momento ho una quindicina di vasche di varie dimensioni, il classico materiale raccattato a destra e a manca, vasche quasi tutte spoglie, tranne quelle più grandi dove tengo i selvatici o gli ibridi adulti in cui c’è un velo di sabbia bianca fine. In tutte le vasche ci sono radici e tane in terracotta per ospitare i miei loricaridi.
Ci descrivi il tuo impianto… nei dettagli?
Molto semplice e low cost. Non utilizzo nessun tipo di filtro biologico tranne nel vascone di 2 metri. Tutto il filtraggio è fatto tramite grossi filtri in spugna cilindrica azionati da due compressori, un lp40 ed lp60. Questo perché preferisco optare per cambi d’acqua molto frequenti, e con questo tipo di gestione non ho mai avuto problemi, a riprodurre, a crescere gli avvannoti e a tenere i selvatici. Non ho nessun riscaldatore elettrico, ma scaldo la stanza con stufa a pellet.
Non è una serra vera e propria e non è per niente tecnologica, in quanto non c’è niente, purtroppo, di automatico. gestisco i cambi praticamente ogni sera a vasche alterne, in media viene cambiato il 50% d’acqua in ogni vasca ogni 2 giorni. Non è una gestione agevole, ma in ogni caso per quanto mi riguarda è ottimale in quanto tengo tutto giornalmente sotto controllo,
il mio disagio più grande è quello di dover agire sempre in spazi abbastanza ridotti e soprattutto sempre a 30 gradi di temperatura….
Preparazione dell’acqua, gestione e alimentazione,
quali segreti puoi svelare?
Come accennato, ormai da un bel po’ utilizzo la stessa acqua in tutte le vasche. Non utilizzo acqua di rubinetto diretta, ma uso 100% d’acqua RO, anche se di acqua RO vera e propria non si tratta.
Il mio impiando infatti è un impianto domestico di grosse dimensioni, della Merlin, con produzione di circa 4000lt al giorno alle condizioni di pressione e temperatura adeguate. Non produce acqua RO standard, produce acqua con kh nullo, ph in media tra il 6 e il 6.5, una conducibilità di circa 90-100ms. Quest’acqua viene poi sempre stabulata per 24 ore e arricchita con dei sali. Non uso più torba, uso qualche foglia di catappa.
Ho fatto questa scelta per i valori della mia acqua di rete, ph 8.4 e conducibilità 550ms.
In questo modo riesco ad avere acqua adeguata per il selvatici, per la riproduzione degli ibridi e anche per l’accrescimento degli avannotti.
Per quanto riguarda l’alimentazione utilizzo del secco di buona qualità, scaglie e granulato di vari tipi, molti congelati (chiro, artemia, tubifex, krill etc) ed a volte del liofilizzato. Faccio mediamente 2-3 somministrazioni al giorno alternando i vari tipi di mangime.
Quindi segreti ben pochi direi…
Hai mai riprodotto i wild? Se sì, spiegaci le fasi più importanti.
Ho tentato, e sto ancora tentando. Al momento wild x wild non ho ancora trovato la mia strada, o meglio ne ho intrapresa una da un po’ ma con esemplari ancora giovani, quindi è il classico progetto a lungo termine. In passato ho comunque riprodotto wild x ibridi sempre con maschio selvatico e femmina ibrida, in particolar modo maschio Green Tefè e femmine RT.
Per come la vedo io, la riproduzione wild x wild richiede decisamente molto impegno, gran perseveranza, i giusti animali di partenza e soprattutto le condizioni ideali per fornire acqua ottimale, la mia idea è sempre stata quella di vasche molto capienti e valori che qualcuno definirebbe estremi.
Come ti comporti rispetto alle malattie?
Hai mai riscontrato problemi? Come li hai risolti?
Beh diciamo che il compito fondamentale di qualsiasi acquariofilo è quello di allevare pesci sani, per far questo bisogna offrire sempre le condizioni migliori al pesce. Il discus è ritenuto un pesce non per tutti, soprattutto il selvatico, ma in realtà è un pesce molto robusto se gli viene offerto quello di cui ha bisogno.
Tendenzialmente utilizzo un protocollo di farmaci contro flagellati, vermi e nematodi ogni qual volta arriva qualche nuovo esemplare. Un ciclo di una ventina di giorni in cui il pesce viene diciamo pulito, è una sorta di quarantena. Ritengo che laddove non ci sia certezza quando si acquista un selvatico di come sia stato “trattato” sia necessario un intervento di prevenzione.
Molte volte capita che ci si accorga di qualche atteggiamento strano del pesce dovuto a qualche forma di stress, ci sono casi in cui si impara che è inutile intervenire in quanto lo stato di stress è dovuto a cause chiamiamole naturali, un compagno di vasca troppo irruento, una posizione gerarchica di secondo piano etc… Altre volte però di fronte a stati persistenti si può risolvere con una semplice termoterapia, a meno che chiaramente non ci sia qualcosa sotto che richieda interventi più mirati.
Ma tendenzialmente uso i farmaci solo per quarantenare i nuovi arrivi.
Come vedi il mercato Italiano di settore? E quello straniero?
Beh il mercato italiano diciamo che non è che sia trainante in Europa in questo settore, si sta cercando di fare cultura e anche chi vende si sta impegnando a vendere in maniera responsabile, fornendo ogni informazione ed ogni supporto necessario, questo è molto importante, anche se rispetto a qualche altro stato europeo siamo un po’ indietro.
Penso comunque che sia agli occhi di tutti il fatto che molte realtà stanno ancora puntando sul settore, abbiamo avuto manifestazioni importanti, ci sono realtà professionali molto consolidate anche a livello di allevamento e produzione del vivo, c’è interesse in generale.
C’è tanto da fare, ma si sta facendo molto.
Cosa pensi di MondoDiscus? La domanda è d’obbligo
mi ricollego a quanto appena scritto qua sopra, ogni spazio in cui si faccia informazione è un contributo fondamentale al consolidamento della cultura acquariofila, e MD rappresenta una realtà importante sotto questo punto di vista da parecchi anni.
So che stai pensando seriamente di trasformare
questo tuo hobby in qualcosa di più importante…
devi aver ponderato bene la cosa. Dimmi quale molla t’ha spinto per fare questo passo importantissimo.
Il progetto c’era da molto tempo, ma per un motivo o per l’altro è sempre rimasto in penombra, in quanto non c’erano soprattutto le risorse umane giuste. All’inizio l’idea di una serra obiettivamente grande si è subito scontrata con l’evidenza di non poter gestirla da solo.
Quindi quando si è presentato un caro amico con una proposta simile a quello che io avevo in mente non ci ho pensato troppo a sposare il progetto, che è già a buon punto, ha un suo nome ufficiale, i suoi locali e tutto il resto, ma di questo se ne riparlerà più avanti.
Che valutazioni strategiche hai fatto in fase di start up… aziendale?
La valutazione è stata fatta su più fronti, ma tendenzialmente la filosofia del progetto è quello di ritagliarsi uno spazio importante, mirato, con un occhio di riguardo principalmente a quelle che sono le nostre passioni, in primo luogo l’areale Amazonico, ma poi chiaramente il discus, che rimane la nostra passione più profonda.
Altre scelte strategiche sono state fatte in merito alla localizzazione, allo spazio on-line, ad uno spazio che comunque sarà informativo all’interno dei locali. Insomma c’è grande impegno e grande spirito.
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