L’intervista: Oscar di Santo
Chi è Oscar di Santo e come si presenta oggi Panaque?
Io sono un appassionato che è riuscito a fare della sua passione un lavoro. Credo che questa sia la migliore definizione! Ritengo che questa mia frase contribuisca nel modo migliore a far comprendere l’impostazione mia e della mia azienda. Oggi l’attenzione della Panaque è sempre rivolta all’allevamento dei pesci ornamentali, ed in particolare a Discus, Scalari, Pecilidi e qualche Loricaride, ma anche verso altri settori come la progettazione dei sistemi di filtraggio per serre e negozi, la commercializzazione di prodotti specifici per l’acquariofilia (debatterizzatori a raggi UV, schiumatoi di proteine etc.), la consulenza sui progetti di ricerca.
Come vedi personalmente la cultura italiana sul Discus
rispetto a quella internazionale?
Diciamo che negli ultimi anni la cultura italiana del discus si è molto sviluppata ed affinata, anche se rimangono vive delle gravi “tare” e credo che all’estero veniamo ancora etichettati come quelli che vogliono solo il discus ormonato! Purtroppo in Italia il mercato per un discus di qualità è ancora troppo ristretto.
Conoscendo voi molti acquaristi/negozianti, come vedete la preparazione tecnica
di queste figure professionali?
Senza voler gettare croci o ledere la sensibilità di nessuno devo prendere atto, mio malgrado, che spesso il negoziante è l’anello debole della filiera! Molto spesso mi trovo infatti a spiegare il processo della nitrificazione o la differenza tra un batterio e un protozoo ai miei clienti e la loro reazione sembra suggerire che non ne abbiano mai sentito parlare. Noi abbiamo, tramite il nostro sito web, uno stretto contatto con gli appassionati e spesso li trovo più preparati e motivati del negoziante, che invece tende a essere poco dinamico, poco intraprendente e sostanzialmente poco imprenditore. Ovviamente ci sono anche negozianti preparati, bravi e simpatici presso i quali se io fossi un acquariofilo non esiterei a rivolgermi, tuttavia si tratta di un numero ristretto.
Come si posiziona oggi Panaque nel panorama nazionale?
Avete anche progetti sul piano internazionale?
Quali selezioni di Discus preferite e quali allevate e riproducete regolarmente?
Diciamo che nel tempo abbiamo abbandonato le classiche vecchie linee (turchese rosso, pigeon, solid) per seguire più da vicino le nuove varietà che tanto appassionano gli acquariofili (leopard snake, red spot snake, double ruby etc.). Attualmente riusciamo a rifornire i nostri rivenditori con un set abbastanza completo di taglie di pesci delle seguenti varietà:
Blu Skorpion snake, Leopard Snake, Red Spot Green, Red Dragon, Pigeon Snake, Solid Red, Brillant, Albino red, Fire star, Santarem. Stiamo comunque cercando di mantenere un certo interesse verso le varietà con caratteristiche wild ed infatti abbiamo diverse coppie con femmine Tefè e maschi di varietà come turchese rosso e solid turchese.
Che criteri usate nella scelta dei riproduttori?
Esistono selezioni più facili di altre da riprodurre?
Tendenzialmente non forziamo mai una coppia, di solito lasciamo che i partner si scelgano all’interno di una vasca con 8-10 pesci. Alcune varietà sono certamente più facili da riprodurre ed in sostanza tanto più una varietà ha subito una selezione spinta, tanto più presenta difficoltà per ottenere delle covate qualitativamente e quantitativamente soddisfacenti.
Ho visto che vi state spostando dall’allevamento artificiale a quello naturale.
Il Discus è un pesce facile o difficile da allevare
e poi esistono delle selezioni più facili di altre?
Tutto è relativo! Per me il discus è facile e il numero di pesci riprodotti che si vedono in giro nel mondo credo sostengano questa mia ipotesi. Tuttavia per il profano le cose potrebbero cambiare radicalmente!
Un impianto come il nostro ha bisogno di una estrema dedizione, di collaboratori competenti e di continuo aggiornamento scientifico e tecnico.
Cosa metteresti al primo posto nella gestione di un allevamento più o meno grande?
L’impegno.
Siete impegnati anche nella consulenza e progettazione di impianti professionali.
Innanzitutto diciamo che ci siamo rivolti sostanzialmente ai negozianti ed alle serre, per cui il privato non rientra tra i nostri target. L’impressione è che il mercato fa fatica a recepire l’impiego di tecnologie che ormai all’estero sono consolidate da almeno un decennio (impiego di sistemi centralizzati, raggi UV, etc.), tuttavia alla lunga chi rimane ancorato al vecchio mi sembra destinato ad andare incontro ad un numero incredibile di problemi che da ultimo si concretizzano con un business dove i conti tornano a fatica.
Leggere ed informarsi, facendo attenzione alla qualità della fonte da cui sta attingendo, in giro mi sembra ci siano molti “stregoni”.
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