WILD

Pterophyllum altum: un’avventura inaspettata

Pterophyllum altum: un'avventura inaspettata di Luigi Fiordalisi A un circa 11 mesi dalla loro immissione in vasca, eccomi qui a raccontarvi della mia esperienza con questi magnifici pesci. Li avevo ammirati solamente nelle foto e in qualche video online. Ciò nonostante, già sentivo per loro una grande attrazione. Non avevo alcuna esperienza di allevamento e il fatto di possederne non mi passava certamente per la testa. Le mie esperienze arrivavano essenzialmente da quei pochi plantacquari ai quali mi ero dedicato per anni a periodi alterni, dato che il mio lavoro non mi aveva mai concesso molto tempo. Ma poi le cose cambiano, arriva il momento in cui anche nel lavoro devi prendere delle decisioni importanti, come quella di fermarsi, di smettere di girovagare per il mondo e di pensare alla tua famiglia e anche un pochino a te stesso e ai sogni che avresti da sempre voluto realizzare. Einstein al riguardo diceva che “un uomo invecchia quando i suoi sogni diventano ricordi” …. e io non mi sentivo affatto vecchio! Avendo più tempo a disposizione avevo deciso di ricominciare. Qualche mese dopo, per caso, acquistai i miei primi discus, degli ibridi scelti senza alcuna conoscenza al riguardo che, forse per fortuna, riuscii ad accrescere degnamente e con mia grande soddisfazione. Ciò che però attirava la mia attenzione erano i discus wild che ammiravo continuamente tra le tante immagini e i video presenti in rete, quindi vorrei premettere che mai e poi mai avrei pensato di allevare degli Altum che peraltro sapevo essere impossibili da reperire e difficili da allevare. Poi per caso è arrivato MD, questa grande famiglia che mi ha permesso di crescere, ed è stata la svolta: ricordo ancora con piacere le passeggiate con Livia tra le vasche dei discus wild in concorso a NAQ2011, dove cercavamo di capire quali potessero essere i possibili vincitori. La mia mente, però, si era ormai persa nell’acqua ambrata della vasca di quei meravigliosi Altum che il nostro Christian Pedone aveva portato in esposizione e che ripose nella vasca in cui, proprio Livia, con il pochissimo materiale avuto a disposizione aveva fantasiosamente e abilmente allestito, creando un tipico ambiente a loro ideale. Certo i discus wild erano maggiormente disponibili in commercio e a NAQ2011 qualche bell’esemplare per iniziare nel migliore dei modi c’era, ma quegli Altum mi avevano incantato, avevano qualcosa di particolare che riaccendeva in me un profondo interesse. E proprio in occasione di NAQ2011 che, parlandone con Livia, decisi di fare il grande passo. Fu lei, successivamente, che mi avvisò della disponibilità degli Altum e che dovevo affrettarmi se non volevo rimandare il tutto all’anno successivo. Così iniziai questa avventura. Mentre mi affrettavo nei lavori mi documentavo leggendo tutto ciò che al riguardo potevo trovare, confrontando le informazioni che mi venivano fornite da parte di chi aveva già avuto a che fare con questi ciclidi, al fine di realizzare un habitat del tutto simile a quello di provenienza. Sapevo che l’habitat di questi pesci è tipicamente costituito da uno strato di foglie morte poste sopra una base di argilla o di sabbia fine (dove gli acidi umici rilasciati dalla vegetazione in decomposizione rendono l'acqua particolarmente scura), e che le acque subiscono scarse trasformazioni chimiche perché essendo prive di sedimenti rendono estremamente difficoltosa l’opera di biodegradazione delle stesse da parte di batteri o funghi. In questi luoghi le acque hanno durezza quasi non misurabile e un pH molto acido, caratteristiche chimico-fisiche “piuttosto pericolose” da ricreare in un acquario per la mancanza di tampone e per l’inibizione del processo di nitrificazione. Considerando che un habitat originale non potrà mai essere ricreato in un acquario, ho quindi lavorato sull'aspetto estetico e sull'immaginazione per potermi avvicinare quanto più possibile al loro mondo naturale. Un aspetto forse controverso di questo acquario è stata quindi la parte riguardante l'illuminazione, indirizzata sull’utilizzo di spot led. L’idea era quella di dare la sensazione di una luce solare che oltrepassa le fronde degli alberi che sovrastano la superficie dell’acqua fornendo una penombra del tutto naturale. L’acqua, poi, non era un problema; disponevo di una sorgente naturale favolosa a poca distanza da casa, di bassissima durezza e priva di nitrato. Praticamente perfetta! Ma poi iniziarono i dubbi: avevo costruito un filtro sump di cui conoscevo solo le grandi proprietà ossigenanti, per cui restava il problema del pH. Avevo letto molti articoli sulla nitrificazione a basso pH ma con il filtro sump non sapevo assolutamente come fare. Non volevo utilizzare la torba, quindi decisi di utilizzare un mio vecchio sistema, i rami di quercia, che scelsi tra i più coreografici che potevo trovare. In passato avevo già utilizzato la quercia e conoscevo perfettamente quello che sarebbe stato il suo contributo, seppur in maniera marginale per la riduzione del pH, come conoscevo altrettanto bene il futuro “iniziale” colore dell’acqua che avrei ottenuto, un nero talmente intenso da non riuscire a vedere la parte posteriore della vasca. A vantaggio di ciò, invece, mi erano altrettanto note le importanti proprietà toniche, astringenti ed anti infiammatorie rilasciate dal tannino e dalla mannite (quest’ultima dovrebbe anche aiutare la regolarità intestinale). Insomma, se da un lato mi sentivo pronto al grande passo, dall’altro cercavo di nascondere tutte le mie preoccupazioni al riguardo che svanirono in parte dopo un colloquio amichevole con Christian Pedone. 31 marzo 2012. Per realizzare il layout utilizzai sabbia finissima miscelata nelle colorazioni beige e bianca per uno spessore non superiore ai 2,5cm nei punti più alti. Alcune piccoli ciottoli di fiume di colorazione variabile dal grigio/nero al rosa/verde con dimensioni comprese tra 1,5cm e 7cm di diametro li collocai a ridosso della base del legno più grande. Successivamente tolsi tutti quelli sul lato sinistro lasciando solamente quelli sotto il primo terzo destro del ramo. Il Problema del pH lo risolsi al termine della maturazione, riducendo la durezza e portando le tubazioni di scarico sotto il livello dell’acqua nel vano di caduta, oltre ad un altro piccolo espediente per ridurre la formazione di aria all’interno dell’overflow. Questo accorgimento portò alla inaspettata riduzione del pH che scese inizialmente da 7,3 a 6,7 e, nel tempo, grazie alla nitrificazione, al valore attuale. Nel frattempo la vasca era stata popolata da una quindicina di Corydoras Sterbay e da due Sturisoma Panamensis. 26 giugno 2012: arrivarono i veri protagonisti: gli Altum. Sulla vasca avevo riposto abbondante Ceratophyllum per fornire loro una adeguata protezione dall’alto. Purtroppo è vissuto ben poco: poco alla volta lo divorarono! 27 ottobre 2012. I piccoli crescono. Notate l’acqua che nel tempo era diventata particolarmente scura. In questo periodo alimentavo i pesci anche quattro volte al giorno, in piccole dosi, con granulato, artemia congelata e pochissimo chironomus, sia congelato che liofilizzato reidratato. I pesci erano tranquillissimi e questo mi rincuorava. Non ho mai verificato la concentrazione di O2 perché mi sono sempre basato sulla mera osservazione dei Corydoras e anche dopo l’inserimento degli Altum non ho mai osservato in questi comportamenti tali da far presupporre una carenza di ossigeno. I Corydoras, peraltro, stimolati dalla grande presenza di acidi umici e dai cambi si sono più volte riprodotti aumentando notevolmente la loro popolazione. Molti sono stati i piccoli di Corydoras di appena 1cm che costantemente recuperavo nel vano di caduta del filtro sump. 19 gennaio 2013 – I cambi hanno oramai alleggerito il colore piuttosto scuro dell’acqua e tutto sembra molto più naturale. E’ la condizione ottimale per fare un primo leggero restyling che avviene con l’inserimento (tra i ciottoli) di piante poco esigenti quali Microsorum narrow e M.pteropus oltre al leggero rialzo del fondo nei punti in cui vengono collocati alcuni filamenti di Vallisneria spiralis. I pesci sembrano gradire e nuotano rincorrendosi tra gli alti steli della Vallisneria. Ma torniamo ai protagonisti di questa avventura. 10 maggio 2013: sono trascorsi poco meno di 14 mesi dall’avvio della vasca e circa 11 dall’immissione dei pesci: in questo lungo periodo ho dedicato molto tempo all’osservazione. Stavo compiendo i miei primi passi con dei selvatici e l’attenzione era diventata quasi maniacale…. respirazione, movimenti e/o comportamenti strani, ecc.. erano i principali aspetti che controllavo quotidianamente. Mi nascondevo per poterli osservare cercando di cogliere quanto più possibile dal loro comportamento. Ciò che mi rassicurava era il fatto che mangiassero con avidità e si presentassero sempre eccitatissimi davanti al vetro frontale ogni volta che passavo davanti la vasca o facevo solo il cenno di alimentarli. Sapevo anche che erano e sono pesci di branco e che l’unione fa la forza. 12 Altum erano il numero corretto e la vasca spaziosa, studiata appositamente per loro, era il loro habitat perfetto. C’è voluto comunque un mese perché si adattassero e potessero prendere la piena confidenza con il nuovo ambiente, anche se avevano accettato il cibo sin nella prima ora dalla loro immissione in vasca. Nel frattempo osservavo un lentissimo costante calo del pH, segno che il filtro stava funzionando correttamente. Anche i cambi, effettuati per diluizione, non apportavano alcuna variazione significativa di pH che rimaneva sempre stabilissimo su un valore piuttosto acido (5,5): i pesci erano tranquilli e fortemente incuriositi da questa “fontanella” che facevo cadere lentamente da pochi centimetri sopra il livello dell’acqua e che riempiva di bollicine la zona circostante. Nella realtà erano li, attenti, perché aspettavano che qualcosa da mangiare cadesse in vasca. Sono pesci molto intelligenti, e sono certo che sono capaci di riconoscere chi, di fatto, si prende cura di loro. Trovo la ragione di ciò nel fatto che li alimento versando il cibo in vasca con un bicchiere di plastica nel quale ho riposto il cibo scongelato: nel momento in cui vedono il bicchiere è per loro una festa, cosa che non fanno se mi trovo a passare senza nulla in mano. Devo dire che non ho mai osservato segni di disagio o di malessere, anzi con il tempo si sono completamente impossessati del loro nuovo ambiente e sono iniziate le prime lotte gerarchiche per contendersi le zone migliori che offriva la vasca. Oggi il loro ambiente è diviso a metà, da un lato il dominante e dall’altra gli altri 11. Quando si mangia, però, sempre sono pronti a riunirsi in un unico branco. Una particolarità del loro comportamento viene appunto dalla fase di alimentazione. Ho osservato più volte che mentre si alimentano due o più soggetti sono sempre attenti a controllare la situazione circostante, scambiandosi costantemente di ruolo. E’ vero che sono considerati predatori, ma conservano comunque l’essere consapevoli che potrebbero essere a loro volta predati. Credo che questo comportamento nasca proprio da loro naturale istinto alla sopravvivenza. Altro particolare: allo spegnimento della prima coppia di luci iniziano gli scontri (che vanno poi lentamente affievolendosi) in cui si mostrano in la loro forza con le pinne completamente aperte e distese. Anche questo particolare comportamento ritengo sia legato al fatto di essere dei wild e quindi alla necessità di “assicurarsi” il posto migliore per la notte, sempre per non essere predati. Ovviamente non entrano mai nello spazio controllato dal dominante ad eccezione di quel soggetto che sembra invece averne il pieno accesso, collocandosi di fatto a poche decine di centimetri da lui. Dopo questo breve racconto, dove ritengo di aver messo a nudo tutta la mia esperienza con questi meravigliosi pesci, posso affermare con assoluta certezza che non sono affatto pesci difficili e particolarmente esigenti. Certamente hanno necessità di attenzione, ma questo vale per tutti i pesci. L’igiene in vasca, poi, l’ho sempre considerata un master. L’età non dovrebbe essere superiore ai 18 mesi, considerando il tempo in vasca e l’età stimata all’arrivo. Ciò si può dedurre dal fatto che non hanno ancora completamente evidenziato quella particolare “virgoletta rossa” che si manifesta nella parte posteriore dell’occhio intorno ai 20 mesi di età. I classici puntini rosso/blu che si manifestano sulla dorsale hanno invece iniziato a mostrarsi nella loro più evidente tonalità. Le dimensioni al momento raggiunte sono sui 27/28cm, sorprendentemente molto lunghi, con una circonferenza corporea sui 7cm, caudale esclusa. Ed infine le informazioni che tutti si aspettano: Vasca: commerciale 200x50x60 con mobile di supporto artigianale (al suo interno sono contenuti il filtro sump e la vasca di stabulazione). Filtraggio: filtro sump 70x40x50 realizzato rilavorando una vasca commerciale. Il comparto meccanico è costituito da una spugna media alta 10cm sulla quale è posto un triplo strato di lana di perlon, mentre il comparto biologico è costituito da 2 vani in cui sono inseriti 10 litri di siporax da 25mm. Lo scarico in sump avviene tramite overflow. Il filtro è inoltre dotato di troppo pieno e coperchio per limitare l’evaporazione ed è completamente coibentato con pannelli di polistirolo, dei quali quello frontale è rimovibile. Vasca di stabulazione: vasca commerciale 120x40x50. La vasca è coibentata con pannelli di polistirolo ed è dotata di coperchio rimovibile. Al suo interno sono collocati un riscaldatore e una piccola pompa di risalita. Illuminazione: è affidata ad un plafoniera dalla quale sono stati rimossi i neon e sostituiti con 4 spot led 6W 2x2700W e 2x6500W. Il fotoperiodo è di 10 ore. Gli spot led si accendono e si spengono a coppia con accensione/spegnimento di una coppia sull’altra di 1 ora. Allestimento: un grosso ramo di quercia che corre in parte rialzato dal fondo lungo tutta la vasca. Ulteriori rami di quercia appoggiati al precedente Alcuni ciottoli di fiume posti a ridosso del ramo principale. Sono presenti Microsorum narrow e M.pteropus, Vallisneria spiralis, Juncus repens. Fondo: circa 30kg di sabbia fine beige/bianca miscelata al 50%. Riscaldamento: 2x300W Jager Popolazione: 12 Pterophyllum Altum, Rio Atabapo, 20 Corydoras Sterbay, 2 Sturisoma Panamensis, 1 Hyphessobrycon Herbertaxelrodi (Black Neon ….. è stato un azzardo, è l’unico superstite di uno spietato banchetto). Alimentazione: utilizzo esclusivamente un mix di cibo surgelato come artemia, mysis, daphnia, cyclops, moscerini e chironomus, sciolto in acqua di rubinetto e lavato in un colino sotto acqua corrente. Utilizzo anche chironomus liofilizzato. Integro saltuariamente l’alimentazione con daphnia viva e, in estate, quando è possibile, con larve di zanzara che recupero abbondanti in un contenitore dove a volte raccolgo anche del chironomus e altri piccoli insetti acquatici. Non hanno mai completamente apprezzato il granulato ma, forse, questa è una mia colpa. Ne somministro comunque qualche granello che è raggiunto e mangiato solamente da un paio di Altum. Il resto finisce in pasto ai Corydoras. Normalmente sono alimentati “abbondantemente” una volta al giorno. Il venerdì, il sabato e la domenica, se posso, li alimento due volte al giorno in quantità più ridotta. La quantità di cibo che somministro è quella che riescono a mangiare in meno di 2 minuti. Sono pesci molto voraci e riescono in pochissimo tempo ad eliminare dall’acqua anche i pezzetti di cibo più piccoli continuando poi a rovistare sul fondo tra i Corydoras e gli Sturisoma. Conduzione: effettuo cambi solo per diluizione quando la conducibilità e/o il livello di NO3 raggiunge il limite di da me imposto. Attraverso una pompa di risalita l’acqua dalla vasca di stabulazione giunge direttamente in vasca con una portata iniziale di 80 l/h. Per un cambio si impiegano circa 3,5 ore. L’acqua in eccesso, così diluita, fuoriesce da un troppo pieno collocato nel vano pompa del filtro sump. L’acqua dei cambi la preparo 1 settimana prima ed è costituita al 40% RO e al 60% di sorgente. In quest’ultima percentuale aggiungo un minimo di biocondizionatore. I valori di KH/GH, per quanto possano essere utili, ottenuti dalla miscelazione RO/sorgente sono rispettivamente 1,2 e 2,4. Manutenzione: rimuovo e sostituisco la sola lana di perlon arrotolandola su se stessa senza spegnere la pompa di risalita quando noto differenza di livello tra il comparto meccanico e il successivo vano biologico. Pulisco la spugna solo se lo ritengo necessario. Sifono il fondo quando è strettamente necessario. I 20 Corydoras e i 2 Sturisoma che non alimento assolutamente con cibi specifici, sono sempre alla ricerca degli avanzi mantenendo pulito il fondo e gli arredi della vasca. Valori dell’acqua : pH 4.3, µs 180, NO3 10, T 28,5°C. Questo articolo è dedicato a Livia, per avermi spronato in questa meravigliosa avventura, a Christian, per avermi aperto un mondo del tutto sconosciuto, a Stefano Toncelli e a Fabio Scarpa, per avermi lungamente sopportato al telefono. Spero che questa mia esperienza possa essere di aiuto a tutti coloro che vorranno dedicarsi a una nuova avventura, ovviamente wild !


Il discus “Heckel”, delicato o no?

Heckel discus in acquario: delicato o no? di Matthias Bayer Vorrei scrivere e riportare in questo articolo, la mia esperienza maturata con l’Heckel (Symphysodon discus Heckel 1840), la sua area di distribuzione e le diverse distribuzioni, anche stagionali, integrando le mie esperienze personali maturate sul posto, in Brasile, e in casa, nel mio stabilimento d’importazione. Non vorrò farvi mancare alcuni consigli in materia di allevamento e riproduzione che riporterò con dovuti particolari. A mio parere questo è totalmente sbagliato! Una distorsione. Non posso nemmeno continuamente dire quanto l’Heckel sia il più facile o il più difficile tra le varietà selvatiche. Semplicemente posso dire che è importante comprare sempre animali sani e forti, che hanno già superato un’adeguata e lunga quarantena, e invito a somministrare ai pesci cibo idoneo, oltre ad un pH che non superi il 7.00. Personalmente ho degli Heckel Blue-Face nella mia serra, che ho allevato (accoppiandoli con albini, “Blue Diamond” e progenie di heckel-cross), e questi, tutti a pH 7.4 circa (leggi il testo che segue). Potete anche ammirare video presenti su Youtube . Animali che hanno sempre mostrato il pieno dei loro colori. I pescatori di Discus non si preoccupano certamente dei valori dell’acqua Il punto fondamentale è che gli Heckel provengono sì da acque estremamente tenere, ma i collettori in Brasile non stanno molto dietro questi parametri, o ancor meno sono lì a curare le condizioni dell’acqua. Gli ultimi catturati vengono trasportati in parte per settimane su imbarcazioni, e ivi vengono mantenuti. E l’acqua, dei classici contenitori di plastica in cui viaggiano i pesci, viene cambiata con acqua del tratto fluviale in cui si trovano al momento del cambio. La tremenda diversità di valori e parametri di punto in punto, fa sì che i pesci subiscano un continuo stress, ma che non abbiano certo il tempo di ambientarsi. I parametri di pH in 100km di fiume cambiano di tanto –  con conseguente stress per il discus. Quando i Discus finalmente arrivano a Manaus, hanno alle spalle un lungo viaggio e hanno percorso una infinità di chilometri. A Manaus sono tenuti il tempo stretto (foto 2) e poi acquistato dagli esportatori, il più velocemente possibile spediti in tutto il mondo. E proprio con gli heckel sono registrati i più alti tassi di DOA (Dead on Arrival), perché i pesci, voglio insistentemente rimarcare, vengono venduti subito dopo il primo estenuante viaggio. Ed è questo che suscita tra negozianti e appassionati il presentimento che gli heckel sono gli animali più delicati che ci siano. Importante per un buon arrivo in Germania. Questo è stato il motivo principale per cui mi sono recato personalmente a Manaus, per spiegare tutto questo ai miei fornitori. I pesci che vengono importati da me trascorrono la condizione intermedia(tra cattura e arrivo a Manaus) con tutte le precauzioni del caso e a lungo, in modo che possano riprendersi dallo stress del trasporto e delle condizioni delle acque, guarire dalle piccole ferite e abituarsi alla cattività. E vengono anche alimentati con nuovi sistemi (mangimi). Così facendo i discus possono recuperare molto bene da tutto lo stress e sopportare l’esportazione successiva normalmente e senza problemi. Inoltre è importante che vengano spediti pesci che non abbiano la minima presenza di abrasioni o ferite, in quanto anche le più piccole abrasioni della pelle durante il trasporto, due o tre giorni, possono portare a grandi problemi, anche successivamente durante la quarantena. Nel peggiore dei casi le infezioni batteriche li distruggono, anche portandoli alla morte, durante o dopo il trasporto in quarantena.   Dove vivono i Discus Heckel Descriviamo qualche areale che ospita questa specie. Quando si sente Heckel, in primo luogo si pensa ad un pesce marrone con striature argento leggere longtitudinal e, naturalmente, (accanto alla barra che attraversa l’occhio e il peduncolo caudale) il vistoso righello nero e spesso, che rende il discus Heckel  peculiare con quella splendida caratteristica fisica. E’ anche assodato che eccezionalmente, quasi tutti gli Heckel  hanno una forma del corpo particolarmente rotonda in confronto ad altri discus selvatici selezionati. Solo pochi acquariofili sanno quanto l’areale incide sulle caratteristiche cromatiche di questa specie. La variante più popolare è probabilmente quella proveniente dalle acque del Rio Negro e dei suoi affluenti. Dopo un buon acclimatamento in vasca gli Heckel provenienti da acque nere spesso mostrano un colore che va dal rosso-bruno al  rosso di base e linee estremamente azzurro intenso. Gli esemplari alfa, rispettivamente, le cosiddette varianti blue-face hanno la testa e l’area branchiale quasi completamente ricoperta da un blue solido (foto 3). Discus della zona Nhamundá sono anche molto popolari e, probabilmente, al momento le varianti più richieste, poiché sono caratterizzati da una base cromatica blu quasi metallico su tutta la testa. Questa colorazione blu non raramente si estende per tutto il corpo. Gli animali con la componente blue vengono offerti agli appassionati con la denominazione di “Blue Face Nhamundá” (foto 4), e segue di conseguenza il “Blue Moon” o “Half Moon Nhamundá”. Gli animali caratterizzati da un light-blue metallico quasi argento sono anch’essi abbastanza noti; questi sono offerti come “Cobalt-Special”, tuttavia, questi esemplari sono rarità assolute che non sono frequentemente offerti. Gli Heckel della regione Abacaxis sonofamiliari solo agli “addetti ai lavori”, anche se ci sono bellissime varianti cromatiche nell’areale Abacaxis, Heckel il cui colore di base va dall’arancione al giallo e la cui colorazione blu sembra ancora più azzurra del turchese-argenteo. Oltre a questi ci sono anche i cosiddetti “Heckels Mari-Mari”, così come Heckel dalle aree di acque nere, del Rio Trombetas e Rio Uatuma, e aggiungo le regioni dello Jatapu. Su molti tratti, dove le acque si mischiano, non è raro trovare degli ibridi naturali anche molto ricercati,  incroci tra Heckel discus e discus blu (S. haraldi). In special modo sono numerosi gli ibridi provenienti dal bacino fluviale dello Nhamundá, Jatapu e Uatuma quasi regolari come occorrenza, bellezze naturali pronte a raggiungere il mercato. Gli appassionati li chiamano a buon ragione Heckel-cross e le varianti sono innumerevoli. In accordo con quanto scrive di Heiko Bleher gli Heckel-cross sono accoppiamenti esclusivamente tra discus blu o marrone e Heckel, ma non con discus Green. Tutti i discus Heckel si trovano in condizioni di acque tenere e acide, (foto 5), il cui pH è circa 4-6; il valore di conduttanza è sempre molto basso. Ho rilevato personalmente valori da 5 a 40 µS / cm. Il compromesso di valori ottimali per il loro allevamento in vasca,  per avere sempre un pH che non oscilli troppo, e una certa stabilità di valori, in base alla mia esperienza è: conduttività inferiore a 250 µS/cm, pH 6-7, una temperatura che non vada mai sotto i 26 °C, meglio se compresa tra 28 e 32 °C, e un consiglio personale non insistere o preoccuparsi troppo ricercando espedienti per abbassare ulteriormente il pH. Un problema è certamente il regolare cambio dell’acqua, che è essenziale per il successo nella cura dei discus. Quindi, quando non siete fortunati da poter utilizzare l’acqua di rubinetto direttamente, perché è troppo pericolosa per i pesci, il procedimento sarà più macchinoso. Si possono raggiungere i livelli di massima cura disponendo di un serbatoio di stoccaggio di buone dimensioni, dove preparerete sempre prima l’acqua che andremo a utilizzare per i cambi, facendo sempre attenzione a non stravolgere l’assetto chimico-fisico che si è ricreato in vasca. Nell’ipotesi nefasta che questo avviene, i pesci si scuriscono, rifiutano il cibo, si ammalano. Poiché la mia acqua non aveva i valori ideali per l’allevamento degli heckel, inizialmente i valori in cui allevavo la specie erano di 250-350 µS/cm, e pH da 7 a 7,5. Ma ho imparato che non erano, a quanto pare, per niente critici per la loro salute. Ho imparato alla luce di tale esperienza che è inutile infierire sulla stabilità dei valori, ricercando sempre un pH acido e una conduttività bassa, ma che è meglio assicurare un range di valori stabili, anche se non vicini a quelli naturali, al fine di evitare un continuo stress a danno della fisiologia degli animali. E che è il continuo variare di tali valori il vero problema…anche se una conduttività più bassa delle soglie indicate sopra è chiaro che fa stare meglio gli animali, se però il regime viene mantenuto a lungo termine. Già durante la quarantena i pesci vengono spostati lentamente nel mio impianto passando da un’acqua tenera ad acqua più dura. Dopo circa quattro settimane di quarantena tutti i discus selvatici, inclusi gli Heckel, nuotano in acqua di rete oppurtunamente stabulata.  Le mie supposizioni sono state confermate anche dal fatto che più volte hanno deposto con successo in queste condizioni,  e gli Heckels hanno portato avanti le covate, dalla deposizoone alle cure più amorose! E’ inoltre noto che piccoli discus in acque ricche di sali minerali non crescono solo meglio, ma anche più velocemente. Non sono ancora riuscito ad ottenere una riproduzione di Heckel in purezza, mentre un mio cliente/amico ha ottenuto svariate covate, ma sempre in comunità, dove i piccoli sono diventati preda ambita di altri inquilini della vasca. Mi ha assicurato che ha in serbo un cubo in cui spostare la coppia per portare a conclusione questa esperienza, magari la descriverò nella prossima . Per concludere: Mi auguro che con queste righe possa aver eluso la paura e la diffidenza verso il  discus Heckel degli appassionati interessati al “mito” selvaggio  dell’Heckel. Sarei lieto di sapere che, dopo questa modesta lettura, si possa pensare di iniziare un allevamento di heckel lasciando i pregiudizi altrove. Tutte le immagini sono registrazioni digitali dell’autore, che ci ha concesso l’utilizzo dell’articolo comparso su Diskus Brief: Der Heckel-Diskus, heikel oder nicht?  - Diskus Brief – 27 Jahrgang -1/2012 Matthias Bayer


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Discus Heckel, delicato o no? di Matthias Bayer Discus story: la storia di una variante cromatica di Heckel 1^ parte di Heiko Bleher Variante di Heckel 2^ parte di Heiko Bleher Variante di Heckel 3^parte di Heiko Bleher Come amare ed allevare al meglio i discus wild 1^ parte di Lorenzo Vecchio Come amare i wild 2^parte di Lorenzo Vecchio Riproduzione di Royal Blue 1^ parte di Marco Bossola Riproduzione di Royal Blue 2^parte di Marco Bossola Lorenzo Vecchio ci porta a pesca di Wild di Lorenzo Vecchio Wild Discus Gallery a cura di MondoDiscus A pesca di Discus sul Rio Jutai in Amazzonia di Heiko Bleher e Natasha Khardina Hudson Crizanto su MondoDiscus a cura di MondoDiscus Dentro i fiumi dell'Amazzonia di Hudson Crizanto Vitor Hugo Quaresma su MondoDiscus di Rosario Curcio e Andre Reis A pesca di rarità di Lorenzo Vecchio A pesca di Geophagus di Lorenzo Vecchio A..come Altum di Alfredo Scarano ARTICOLI DISCUS 


New BusinessFish Wild

DIRETTAMENTE DAL BRASILE


Lorenzo Vecchio ci porta a pesca di Wild.

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Ricordatevi di portare la macchina fotografica e... l'Autan!

Wild discus dal Brasile

I nuovi arrivi Business Fish di Gennaio


WildDiscus from Milano

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di Rosario Curcio e Lorenzo Vecchio

Direttamente dal Brasile i selvatici di Lorenzo vecchio.
in anteprima esclusiva MondoDiscus.

Wild Discus MD

Wild Discus Collection Mondo Discus Green Wild Discus by Business Fish Heckel Blue Face by Italian Discus Royal Blue - Semi Royal Blue by Business Fish Brown Discus by BusinessFish Heckel Wild Discus and Heckel Blue Face by Business Fish Semi Royal Blue by Business Fish E' assolutamente vietata la riproduzione, anche solamente parziale, delle illustrazioni, del testo e delle foto presenti in questo articolo, senza il consenso dell'autore.        


WilDiscus Blue Collection From Milano

Per tutti gli amanti dei blu naturali. A tra poco.



Photogallery 2 mesi Bossola

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